giovedì 29 dicembre 2016

Ritratto d’uomo

 

Antonello da Messina

Antonello da Messina, Ritratto d'uomo, 1476
Torino, Museo civico d'arte antica

.

.

ÁLVARO CUNQUEIRO

RITRATTO: “TESTA DI UOMO”
DI ANTONELLO DA MESSINA

Qualcuno ha detto che il suo sguardo è sprezzante.
Indifferente sorride alle generazioni che passano
e giudica, senza darlo a vedere,
e senza che possiamo sospettare che forse porta
il peso degli omicidi nella sua coscienza.
L'uomo, un non so che di lussurioso,
una sottile crudeltà, uno spiarti
da qui fino in fondo al sangue e ai giardini
del pensiero, e del sogno. Si burla
dei secoli e degli angeli, e di tutto
quello che non dura, perché lui è eterno.

sabato 10 dicembre 2016

City sunlight

 

City Sunlight

Edward Hopper, City sunlight, 1954
Washington, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden

.

.

EVA MURARI

LA CITTÀ DIVENTA GIALLA

La città diventa gialla,
bianca e azzurra
nella luce della sera.
Apro la finestra.
Guardo un libro su Hopper che mi hai prestato
e penso che talvolta mi immagini
seduta nel soggiorno
attraverso le tende mosse dalla brezza.

sabato 3 dicembre 2016

I coniugi Arnolfini / 4

 

Jan Van Eyck, I coniugi Arnolfini, 1434
Londra, National Gallery

.

.

MARÍA MERCEDES CARRANZA

QUI CON LA SIGNORA ARNOLFINI

Bene, signora Arnolfini, è
tempo che si decida.
Va benissimo
che guardi suo marito con occhi di
oh che begli abiti comprati per me
ma è l'ora di avere suo figlio
e di mangiare le arance,
perché non tutto è dolce
e felice come Dio ha voluto
e all'improvviso le arance cominciano
- dico - a puzzare. Non
mi spiego perché continui a posare,
se anche Van Eyck stesso è stramorto
e il suo Pinocchio  - pardon - suo marito non è più
l'abito della sua anima, anche perché
è noto che ultimamente le signore
preferiscono altre fibre.
Venda il suo palazzo e i suoi gioielli
e giri il mondo in autostop; beva
la pausa che rinfresca, compri
quello che prima o poi sarà
un Philips e legga il Reader´s Digest;
si dedichi a una collezione di portachiavi e
si sottoponga a chirurgia plastica; poi
inghiotta barbiturici. Faccia qualcosa signora
perché non la veda morire tra memorie tristi,
come capita ai colombi
in Piazza della Signoria.

sabato 26 novembre 2016

La camera di Arles / 2

 

La camera di Arles

La camera di Vincent ad Arles, 1888
Amsterdam, Van Gogh Museum

.

.

 

JANE FLANDERS

IL LETTO DI VAN GOGH

Il letto di Van Gogh
è arancione,
come la carrozza di Cenerentola, come
il sole quando lo ha guardato
dritto negli occhi.

È stretto, dorme solo,
tossendo tra due cuscini,
mentre il letto
lo sorregge disfatto.

È goffo,
ma accogliente. Un contadino
ha costruito il telaio; e la vecchia moglie ha battuto
il materasso fino a farlo gonfiare come una meringa.

È vuoto,
la luce del mattino vi si versa
come vino, melodia, profumo,
il ricordo della felicità.

martedì 15 novembre 2016

Veduta di Delft / 2

 

Jan Vermeer, Veduta di Delft, 1660-61
L'Aja, Mauritshuis

.

.

ANDRÉS CATALÁN

VEDUTA DI DELFT

Non quella che tende calma la schiena a mezzogiorno,
non il preciso azzurro né il giallo
della parete che Marcel Proust amava,
ma quella che piazza
alla finestra il rumore dei carri,
dei remi che affondano nell'acqua,
la voce del mercante che annuncia i suoi unguenti,
mentre versa — con cura — il latte
la ragazza.

martedì 1 novembre 2016

Domenica mattina presto

 

early-sunday-morning

Edward Hopper, Early Sunday Morning, 1930
New York, Whitney Museum of American Arts

.

.

HILARIO BARRERO

EARLY SUNDAY MORNING

Unica creatura, la limpidezza
estende le sue radici fino alla linea
dell'orizzonte della strada vuota,
battezzando il colore con il suo nome:
blu infantili, verdi piovosi,
ocra innamorati, bianchi bagnati
che sono frontiera delle lenzuola tipeide,
l'odore di caffè, la prima carezza,
e il tocco della morte che presto,
tesse in fretta la tunica del fango.
Dando motivo di luce al carbone dell'ombra,
il sole assegna alla facciata
il suo destino di notte ancora lontana.
Addormentate le serrande, giallo
risveglio di settembre, una tendina
intrattiene il suo fragile scheletro
nel lento dondolio della brezza,
mentre la signora McLaughlin sente un brivido,
protetta dal Gatto (e un buon gin)
e comincia a leggere l'ultima edizione
del New York Times, quando sono soltanto
le sette meno un quarto, nella mattina
di una domenica appena nata.

mercoledì 26 ottobre 2016

La pesatrice di perle

 

Vermeer

Jan Vermeer, La pesatrice di perle, 1664
Washington, National Gallery of Art

.

.

CIRCE MAIA

LA PESATRICE DI PERLE

L'oggetto più delicato tenuto
con la massima delicatezza:
la piccola bilancia per le perle.
È immobile nell'aria.
Equilibrio perfetto: la mano la sostiene
gli occhi la sostengono
aria-luce la sostiene.
Guardala.
O meglio non guardarla
non guardiamola un occhio opaco potrebbe forse
- non credi? -
stararla.

venerdì 14 ottobre 2016

Pont des Trois Sautets

 

1280px-Paul_Cézanne_063

Paul Cézanne, Pont des Trois Sautets, 1906
Cincinnati, Cincinnati Museum of Art

.

.

JORGE AULICINO

CÉZANNE

Solo dondolarmi da destra a sinistra
e da sinistra a destra, mi basta,
scriveva Cézanne

potrei passare qui la vita
dondolandomi da destra a sinistra
e da sinistra a destra
e non esaurirei la realtà, spiegava

gli spazi bianchi nelle ultime tele di Cézanne
indicano agli esperti
che aveva portato la sua teoria fino all'estremo

altri
li attribuiscono a problemi di vista:
Cézanne lasciò in bianco quello che non poteva vedere

in questo caso (o in entrambi)
perché Cézanne non sforzò l'immaginazione?

la domanda deve far pensare
a esoteristi locali, a
diverse specie di mistificatori

perché Cézanne non voleva dipingere quello che i suoi occhi
– anche muovendosi da destra a sinistra
e da sinistra a destra – non potevano vedere?

perché scrivere su quello che il cuore non vede?
perché scrivere su quello che l'intelligenza non celebra o compiange?

lunedì 3 ottobre 2016

Bosco

 

Bosco

Paul Cézanne, Bosco, 1904-1906
Ottawa, National Gallery of Canada

.

.

JORGE AULICINO

COLORISTI

C'è in questo bosco di Cézanne
l'impressione che il bosco non esista
né sia esistito.
Non perché sia sogno, trama di sogni,
ma perché è stato dipinto in parte
su una tela,
in parte sul nulla e - in gran parte -
nel luogo dove vedemmo un bosco.

domenica 18 settembre 2016

I coniugi Arnolfini / 3

 

Van Eyck

Jan Van Eyck, I coniugi Arnolfini, 1434
Londra, National Gallery

.

.

HEBERT ABIMORAD

GIOVANNI ARNOLFINI E SUA MOGLIE

C'è tanto
in questo piccolo mondo
in questa immensità
di colori luminosi
le mani invitano a entrare
l'intera scena seducente
nasconde qualcosa
esito a varcare la soglia
della casa confortevole
dove la luce illumina e unisce
la morbidezza dei vestiti
voglio entrare mi soffermo
è una trappola
lo splendore del metallo lucido
l'opera del falegname
cosa nascondono?
negli oggetti quotidiani
la qualità mistica sorprende
loro si amano
una mano levata indica
un giuramento senza sacerdoti
nozze con testimoni
nascosti nello specchio della porta
senza il coraggio di entrare
l'artista testimonia
la sua presenza nella casa
cade nella trappola
scrivendo con grafia fiorita
Jan Van Eyck è stato qui
e aggiunge la data
una candela arde sul lampadario
un cagnolino rappresenta la fedeltà
i frutti sulla cassapanca
il davanzale
rosari di vetro sono appesi alla parete
i due personaggi sono scalzi
due ciabatte a sinistra
in primo piano
altre in fondo al centro
simboli camuffati
non sfuggiranno
sono la trappola della casa.

martedì 13 settembre 2016

Fontana

 

Duchamp_Fountaine

Marcel Duchamp, Fontana, 1917
opera perduta

.

.

VALENTINO ZEICHEN

TRAPPOLA PER MARCEL DUCHAMP E PER I NEOFITI

Il direttore del museo
accolse un orinatoio
che si fingeva fontana,
giocò un brutto tiro
a Marcel Duchamp;
rese l’oggetto trovato
celebre e molto costoso
all’incirca come un Merisi.
La sopravvalutazione
imprigionò l’orinatoio
e lo ancorò all’arte
come la valuta all’oro.
I giochi d’avanguardia
possono diventare pericolosi
specie se fatti
con i Ready Made.

(da Neomarziale, Mondadori, 2006)

sabato 3 settembre 2016

Soldato con ragazza sorridente

 

Vermeer

Johannes Vermeer, Soldato con ragazza sorridente, 1658
The Frick Collection, New York

.

.

JORGE GUILLÉN

ANGOLO DOMESTICO

Quei muri tracciano l'intimità di un angolo
Così luminosamente sensibile nel suo riserbo
Che ai due personaggi che lì dialogano
- Discorsivo il gentiluomo, cortese la signora -
Si offrono assieme la finestra e una mappa.
Il giorno di una strada, forse di un giardino
Accompagna con il suo oro, temperando la sua luce
Tra la vetrata e la parete. Continenti, oceani,
Tutto punta lì. Che stanza intima,
Che velluto blu! L'attenzione è un'estasi.

lunedì 22 agosto 2016

Nottambuli / 3



Edward Hopper, Nottambuli, 1942
Chicago, Art Institute
.
.

WOLF WONDRATSCHECK

NIGHTHAWKS: DAL DIPINTO DI EDWARD HOPPER


È notte
e la città è deserta.
I più fortunati sono a casa,
o più probabilmente
non ne sono rimasti.
Nel dipinto di Hopper rimangono quattro persone
il solito gruppo, per così dire:
l'uomo dietro il bancone, due uomini e una donna.
Amanti dell'arte, potete lapidarmi
ma conosco piuttosto bene questa situazione.
Due uomini e una donna
come se fosse per puro caso.
Osservi la composizione del dipinto
e quello che ti colpisce è il piacere erotico
del vuoto totale.
Non dicono una parola, e perché dovrebbero?
Entrambi fumano,ma non c'è fumo.
Scommetto che lei gli ha scritto una lettera.
Comunque sia, lui non è più l'uomo
che ha letto due volte le sue lettere.
La radio è rotta.
Il condizionatore ronza.
Sento una sirena della polizia lamentarsi.
In un portone a due isolati da qui, un drogato geme
e si infila un ago nella vena.
Quella è la parte che non riesci a vedere.
L'altro uomo è tutto solo
a ricordare una donna,
anche lei indossava un vestito rosso.
Questo accadde anni fa.
Gli piace sapere che donne come questa esistono ancora
ma non è più interessato.

venerdì 12 agosto 2016

Il levriero

 

Levriero

Giandomenico Tiepolo, Il levriero
Venezia, Civici musei veneziani

.

.

DEREK WALCOTT

IL LEVRIERO DI TIEPOLO

E un giorno, all’ombra delle acacie sulla spiaggia,
scorsi nella luce di mezzodì la parodia del levriero

di Tiepolo che non esigeva ricerca e lì, a suo agio
sull’erba sbiancata dal sale, non era ancora stato dipinto.

Avevo già visto levrieri sgranchirsi al guinzaglio,
le membra tese sugli arazzi della primavera;

ma ora avevo trovato, nell’azzurro della spiaggia,
questa cosa barcollante, abbandonata, senza casa.

E lei pianse, mossa a pietà. Non era
un cagnolino coccolato nella cuccia di raso,

né il bastardino di Goya che ti scruta
da una crepa dell’abisso infernale del Prado,

ma un cane scosso dal terrore,
insicuro di tutto, anche della sua ombra.

La pancia gonfia tremava per il bruciore
della fame; lei lo prese in braccio con un gemito;

questa era l’eredità del bastardino, non l’affresco grandioso,
ma disprezzo, abbandono, e forse abbastanza

speranza e amore da aiutarlo a vivere
come tutta la sua specie, e carità, e affetto;

l’abbiamo portato al villaggio perché sopravvivesse
come sopravvissero i miei antenati. Ecco il levriero.

(da Il levriero di Tiepolo, Adelphi, 2005 – Trad. di Andrea Molesini)

martedì 2 agosto 2016

Sole in una stanza vuota

 

Hopper

Edward Hopper, Sole in una stanza vuota, 1963
collezione privata

.

.

HERNÁN BRAVO VARELA

(SOLE IN UNA STANZA VUOTA, 1963)

Nell'ultimo dipinto di Edward Hopper
c'è una stanza vuota.
 
Tranne per due pareti, bagnate da un sole
invisibile che entra da una
finestra che suggerisce il fogliame sfumato
di un albero ancora più sfumato.
 
Le pareti condividono
un angolo d'ombra.
 
Nel dipinto,
le persone stanno per arrivare. Stanno
per gettare le buste della posta
sotto la porta, stanno
facendo tintinnare le chiavi
in una tasca, stanno
per traslocare
o per chiudere la casa.
 
Da un momento all'altro.
 
Ma niente si sente, neppure i rami
dell'albero che colpiscono i vetri
della finestra, il vento
che agita quei rami.
 
L'imminenza
è un'ipotesi
di quello che succede adesso, senza di noi:
noi che, in piedi fuori o dentro la casa,
esitiamo un momento a entrare o uscire
di nuovo, come se dimenticassimo qualcosa
in un posto che non dimenticheremo.
 
Siamo lì con le chiavi
in mano, guardando quello spazio vuoto. Restiamo
immobili, in piedi, davanti alla porta
 
che torneremo
ad aprire per poi chiuderla da un momento all'altro.
 
*
 
Se in una stanza vuota guardassimo avanti,
non saremmo in un nessun posto.
 
Perciò non possiamo vedere il sole
in Hopper, e perciò proiettiamo
un'ombra che non possiamo vedere
a meno di abbassare lo sguardo.
 
Come l'angolo delle due pareti
nell'ultimo dipinto,
appeso in un angolo del museo
in penombra.
 
Il custode è dietro
il gabbiotto, immobile,
seduto, e un cappello gli copre la testa.
Le chiavi pendono dalla sua cintura
e tintinnano appena al contatto
con la gamba.
 
Il custode è dietro
qualcosa, ma non sa cosa.
(Un cappello gli copre la testa.)
 
Forse dietro l'aprire e il chiudere la sala
dal martedì alla domenica.
 
Nel frattempo, non sa
far altro che aspettare, cosa guarda la gente nel quadro
su una stanza vuota.
 
Come Hopper.
Quando gli domandarono cosa cercasse
con questo quadro, disse: “sto cercando me”.
 
Usciamo dal museo.
La luce ci abbaglia per qualche secondo
e, a mezza strada, ci siamo dimenticati dove
batteva il sole nell'ultimo quadro,
se l'albero era un albero o un arbusto.
 
Stiamo per tornare a casa da un momento
all'altro.


National Gallery, 13 gennaio 2008
Washington, D. C.

mercoledì 20 luglio 2016

Sopra la città

 

Sopra la città

Marc Chagall, Sopra la città, 1918
Mosca, Galleria Tretyakov

.

.

MÓNICA MORALES ROCHA

I ♥ CHAGALL

Essere come gli amanti di Chagall
sempre toccandoci
sempre con le mani nel corpo dell'altro.
Essere come gli amanti di Chagall
levitando d'amore
sempre in volo.

Nota esplicativa: la parola “sempre” è più un espediente poetico che un dato matematico. Nel tempo reale “sempre” si limita al presente.

mercoledì 13 luglio 2016

Cavalleria rossa

 

Red_Cavalry_Riding

Kazimir Malévich, Cavalleria rossa, 1928-1932
San Pietroburgo, Museo statale russo

.

.

 

JUANA BIGNOZZI

CAVALLERIA ROSSA

I

Non dipinge il cielo
Ma l'anima rosa della terra
Non dipinge uomini ma cavalli
E il sogno del cuore verso la frontiera


II

Su ogni utopia in ritirata
Il cielo si apre
Per mostrarla in controluce

sabato 2 luglio 2016

Veduta di Delft

 

Vermeer

Jan Vermeer, Veduta di Delft, 1660-61
L'Aja, Mauritshuis

.

.

JORGE DE SENA

INCONTRO CON VERMEER A DELFT

Mi aggiravo per le strade,
attraversando canali, seguendo la riva di altri,
verso la piazza principale,
le forme sparse che emergevano dalla calma
(Come nella vista della città con il "petit pan de mur jaune")
chiedendo dove Vermeer visse.

Nessuno lo sapeva. E sono andato di strada in strada
fino a raggiungere un negozietto
che vendeva semplici ricordi della città
(piccole piastrelle, porcellana, ecc, per i turisti).

Sorrise, mi condusse a un'altra porta
affacciata su una grande piazza e mi mostrò
la targa sul muro della casa.

sabato 25 giugno 2016

Nudo che scende una scala n. 2

 

Duchamp

Marchel Duchamp, Nudo che scende una scala n. 2, 1912
Philadelphia, Museum of Art

.

.

X. J. KENNEDY

NUDO CHE SCENDE UNA SCALA

Dito a dito, nevica carne,
Limone oro, radice e scorza,
Setaccia il sole sulle scale
Lei, nuda. Nuda anche la mente.

La spiamo dietro il corrimano
Mentre trebbia coscia su coscia --
Le sue labbra fendono l’aria
Che si apre per farla passare.

Donna cascata, indossa il lento
Scendere come un lungo manto,
Ferma sulla scala, raccoglie
I movimenti in una forma.

lunedì 13 giugno 2016

Donna in azzurro che legge una lettera / 2

 

Jan Vermeer, Donna in azzurro che legge una lettera, 1663
Amsterdam, Rijksmuseum

.

.

JESÚS GÓRRIZ LERGA

DONNA IN AZZURRO CHE LEGGE UNA LETTERA

È un silenzio opaco,
denso, addomesticato,
quello che ci offre
la mano prodigiosa
di Vermeer. Un silenzio
e una quiete che protegge
l’inquietante lettura
della donna che pone
(amore, dubbio, tristezza?)
la sua carezza sul foglio
che tiene tra le mani.

(Fuori la sera scende su Delft
vestendo il pallido oro
della luce che declina).

giovedì 2 giugno 2016

Stanza d’albergo / 4

 

Edward Hopper, “Hotel Room”, 1931
Madrid, Museo Thyssen-Bornemitza

.

.

JOSÉ CORREDOR-MATHEOS

CHE SOLITUDINE AFFLIGGE

Davanti al dipinto di Edward Hopper, Stanza d’albergo

Che solitudine affligge
la donna del quadro?
Deve ancora disfare
le valigie
come me.
Non è tornata
da nessun posto,
e non sembra che stia
per partire.
Siamo tutti come lei:
ignari,
collocati in un tempo
e in uno spazio
che non possono essere nostri.
Nessuna solitudine può
essere condivisa,
ed è questo ciò che la affligge
e che ci affligge.
Sapere che siamo soli,
e che non siamo soli,
e così è più profonda ancora
la solitudine

venerdì 27 maggio 2016

La merlettaia / 2

 

Johannes Vermeer, La merlettaia, 1669-1671
Parigi, Louvre

.

.

STÉPHANE D’AMOUR

LA MERLETTAIA

(VERMEER)

Distrattamente
china sulle fibre
della luce la merlettaia

il nostro pensiero
si concentra su lei

dolcemente diffuso

dietro gli occhi

aperto adesso sull'invisibile

martedì 17 maggio 2016

Automat

 

 

Automat

Edward Hopper, Automat, 1927
Des Moines, Des Moines Art Center

.

.

ANNE CARSON

AUTOMAT

Lavoro notturno
   latte di neon
   seta
   in polvere
Ragazza di lusso

Lavoro di ragazza
   lastra di vetro amore
   un guanto
   solo

Lavoro di ragazza
   l'odore
   della pelliccia nera
   sul collo
Notte di lusso

Lavoro notturno
   clamo
   ad te
   Domine

Ragazza di lusso


Consideriamo dunque, anima umana se il tempo presente può essere lungo:
ti è dato infatti di percepire e misurare la lunghezza del tempo.

(Agostino, Confessioni, XI)

venerdì 6 maggio 2016

Serpenti d’acqua

 

gustav_klimt_37_water_serpents_2_1907

Gustav Klimt, Serpenti d’acqua II, 1907
collezione privata

.

.

ALBANO MARTINS

SERPENTI D’ACQUA DI GUSTAV KLIMT

Anche i colori albeggiano,
anche loro si svegliano
con i galli del mattino
e cantano l’esplosione del sole.
Alcuni sono acqua pura.
Ad altri il pennello ha conferito
il rossore che si cela
nella nervatura di certe foglie.
Altri, ancora, festeggiano
la nascita della gioia.
O dell’amore, è lo stesso.
Altrimenti non sarebbe una festa.
Possono chiamarle
Giuditta,
Salomè:
dicono solo altri nomi
del serpente.

sabato 30 aprile 2016

Finestre di notte




Edward Hopper, Finestre di notte, 1928
New York, Museum of Modern Arts
.
.

RAMÓN COTE BARAIBAR

NIGHT WINDOWS


A mezzanotte,
Una luce accesa alla sommità
Di un edificio
È un impero.
Restare orfani di quel faro
Involontario
È una solitaria prova della vita.

sabato 16 aprile 2016

Nottambuli / 2

 
 

Edward Hopper, Nighthawks, 1942
Chicago, Art Institute
.
.

ANNE CARSON

NIGHTHAWKS


Volevo fuggire con te stasera
ma sei una donna difficile
i tuoi princìpi —
Passato e futuro ruotano attorno a noi
conosciamo ora più ora meno
nell’istituto delle ore.
Nella strada scura come vedove
senza nulla da confessare
le nostre distanze ci hanno trovato
i tuoi princìpi —
una donna così difficile
Volevo fuggire con te stasera.

Questo però posso dire con fiducia di sapere:
senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato.
Senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro.
Senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente.

(Agostino, Confessioni XI)




martedì 5 aprile 2016

Nottambuli


Nighthawks
Edward Hopper, Nighthawks, 1942
Chicago, Art Institute
.
.

JORGE BREGA

POETICA


I

Dietro le cose
(la quiete o la calma delle cose).
Sotto le superfici lucidate.
Dietro il  suono o la musica delle voci.
Oltre il vetro scuro e le ombre che si muovono.
Sotto il marchio della scrittura
(il suo leggerissimo velo):
Una passione ardente.
Un atto o un gesto
vertiginoso come un crimine.

II

Come Hopper
scrutare nella notte un caffè illuminato.
Un chiaro di luna dalla fitta boscaglia.
Non un destino estraneo
di avventore appoggiato al bancone.
Ma una profondità interiore.
Un intimo mistero su cui la coscienza vigila.

sabato 2 aprile 2016

Sera italiana

 

image-work-gentilini_sera_italiana_di_gentilini-22626-450-450

Franco Gentilini, Sera italiana, 1967

.

.

RAFFAELE CARRIERI

SERA ITALIANA DI GENTILINI

Nell’araldica scalcagnata
Della sera italiana
In latino scrive la luna
Con i gessetti sulla lavagna
Trattati di toponomastica.
Piazze ovali piazze tonde
E il battistero come una botte.
Intaglia, ritaglia la luna
Insegne di farmacia:
La gamba ortopedica
La pupilla-sfera,
E come nel giuoco dell’oca
Forbice e ruota.
La luna scrive col sale chiaro
La basilica e il seminario,
Scrive l’Angelo Solitario
Appartato in un triangolo:
Nei segreti del trapezio
Ciascun angolo ha il suo rovescio.

venerdì 25 marzo 2016

Resurrezione

 

Resurrezione

Piero della Francesca, Resurrezione, 1450-1463
Sansepolcro, museo civico

.

.

ADAM ZAGAJEWSKI

SENZA FLASH

                                                                                 Senza flash! 
                                                                                (esclamazione che si ode ogni
                                                                                  minuto nei musei italiani)

Senza fiamma, senza notti insonni, senza ardore,
senza lacrime, senza una forte passione, senza convinzione,
così continueremo a vivere; senza flash.

Tranquilli e calmi, docili, assonnati,
le mani macchiate dall’inchiostro dei quotidiani,
i volti unti di crema; senza flash.

I turisti sorridono nelle loro camicie linde,
Herr Lange e Miss Fee, Monsieur, Madame Rien
entrano nel museo; senza flash.

E stanno davanti a un Piero della Francesca dove
Cristo, quasi folle, esce dalla tomba,
risorto, libero; senza flash.

E forse allora accadrà qualcosa di imprevisto:
si scuote il cuore, nascosto sotto il cotone liscio,
cala il silenzio, scatta il flash.

(da Lienzo, 1990)

lunedì 14 marzo 2016

La Gioconda / 2

      

Leonardo da Vinci, La Gioconda, 1503-1514 circa
Parigi, Louvre

.

.

ROSARIO CASTELLANOS

GUARDANDO LA GIOCONDA

(Al museo del Louvre, naturalmente)

Ridi di me?

Va bene.
Se fossi Suor Juana
o la Malinche o, per non abbandonare il folklore,
una qualche incarnazione della Güera Rodríguez
(come vedi, gli estremi, come Gide, mi toccano)
mi vedresti, forse, come si guarda
al campione rappresentativo
di qualche settore sociale di un paese del terzo mondo.

Ma sono soltanto una sciocca turista
di cui si occupano le agenzie di viaggio perché
possano inventarle un tour.

E monolingue
per di più!

che viene a contemplarti.

E tu sorridi, misteriosamente
come è tuo dovere.

Ma io ti interpreto.
Quel sorriso è una presa in giro.

Presa in giro di me e di noi tutti
che crediamo che crediamo che
la cultura è un liquido da bere alla sua fonte,
un sintomo speciale che si contrae
in certi luoghi contagiosi, qualcosa
che si prende per osmosi.

martedì 1 marzo 2016

Western Motel

 

 

Western Motel
Edward Hopper, Western Motel, 1957
New Haven, Yale University Art Gallery

.

.

ANNE CARSON

WESTERN MOTEL

Il copriletto rosa dici
che non è di tuo gusto
sebbene tu sieda composta
per fare le fotografie.

Due valigie ti guardano come cani.

Porti i capelli pettinati
con la riga a destra.
Le montagne fuori
sembrano letti senza notte.

Due valigie ti guardano come cani.

Il vetro è per fuggire.
Fuori fa molto caldo.
Sembra che tu sappia
che il viaggio finisce qui.

Due valigie ti guardano come cani.

 


Dunque le cose future non esistono, e se ancora non esistono,
non esistono davvero. E se non esistono,
allora non possono essere viste.
Possono solo essere predette
sulla base delle cose presenti, che già esistono e si vedono.

(Agostino, Confessioni, XI, XVIII)

martedì 23 febbraio 2016

Stanza a Brooklyn

 

Room in Brooklyn

Edward Hopper, Stanza a Brooklyn, 1932
Boston, Museum of Fine Arts

.

.

ANNE CARSON

STANZA A BROOKLYN

Questo
giorno
scorre
lento
Nella stanza
sento
le sue
ruote
muoversi
Un dolce bagliore
sul
soffitto
mi lascia quella
viva
sensazione
giallo-azzurra
E le ore
fluiscono
nel largo
passaggio
del mio pomeriggio.

 

Non dovremmo dire del tempo passato che fu lungo.  poiché non troveremmo nulla, in quanto è passato. Diciamo invece che fu lungo quel tempo presente, perché mentre era presente, era lungo.

(Agostino, Confessioni, XI)

domenica 7 febbraio 2016

Stanza d’albergo / 3

 

Hopper

Edward Hopper, “Hotel Room”, 1931
Madrid, Museo Thyssen-Bornemitza

.

.

IRENE SÁNCHEZ-CARRÓN

STANZA D’ALBERGO, 1931

Una donna è entrata nel vecchio albergo
e va verso il bancone.

Una donna si toglie il cappotto grigio,
il cappello, i vestiti e i ricordi.

Una donna sposta il copriletto ruvido
della stanza d’albergo.

Una donna senza volto, quasi nuda,
siede al bordo della sua vita.

Una donna si nasconde dentro la paura
e, dopo aver letto la lettera,
misura la sua solitudine senza fine.

sabato 30 gennaio 2016

Donna in azzurro che legge una lettera

 

 

Vermeer

Jan Vermeer, Donna in azzurro che legge una lettera, 1663
Amsterdam, Rijksmuseum

.

.

BARRY GIFFORD

DONNA IN AZZURRO CHE LEGGE UNA LETTERA

È incinta
ne sono certo
e la lettera
è di suo marito
un mercante che viaggia
per il continente
È possibile
che non sarà
con lei quando
nascerà il bambino
e che il bambino
non sia suo.

giovedì 14 gennaio 2016

Natura morta, 1905

 

Paula_Modersohn-Becker

Paula Modersohn-Becker, La tavola della colazione, 1905
Brema, Paula Modersohn-Becker Museum

.

.

CEES NOOTEBOOM

PAULA MODERSOHN-BECKER, NATURA MORTA

Una pappetta in un piatto blu,
mezza pagnotta grande, di fianco.
Un uovo, un pezzo di formaggio,
fiori, una tovaglia.

Non esiste il tempo in queste immagini,
non era presente.
La pappetta una brodaglia immangiabile,
Cosa significa tutto questo?

Arte, con quanta voracità ti soffermi
sull'essenza delle cose!
Quell'uovo non scenderà per la mia gola,
nessuno mangerà il pane di quella tavola,
eppure,
nella bottega dei miei occhi,
l'olio diventa ora alimento,
natura morta con uomo del futuro,
pranzo in eterna attesa
della mia bocca allora invisibile,

mia eterna fame saziata.

venerdì 1 gennaio 2016

L’infanzia di Icaro

 

Magritte

René Magritte, L’infanzia di Icaro, 1960
New York, Collezione Kempner

.

.

CRISTINA PERI ROSSI

L’INFANZIA DI ICARO

(L’infanzia di Icaro, René Magritte)

Montato sul veloce cavallo
Rotta per il sole
Nella vasta sala spoglia

  - dietro un cielo grigio che già è passato -

Icaro inizia la corsa.
L’arco si apre sul bosco.
Non lascia tracce sul pavimento incerato.
Qualcuno ha chiuso tutte le porte.