Londra, National Gallery
A Trafalgar Square,
una locomotiva.
C’erano folate che attraversavano
il giallo cadmio e l’ocra bruciato.
Turner è tornato a casa.
A Trafalgar Square,
(da Qualche parola, 1976)
Non più rosso
delle sue labbra gonfie
il velluto rosso
del cappello elegante.
Non più chiaro
delle sue guance fresche
il velo che il collo
gentile scopre.
Non più bianco
del vago sorriso
delle labbra chiuse,
il collarino leggero.
Solo più scuro
dei suoi occhi velati,
il nero ovale
persistente, dello sfondo.
.
.
Che succeda qualcosa nella parte nascosta della tela:
un delitto per esempio, e sulla scena
occhi arrovesciati e un orecchio bendato.
Tutto è successo come in un giorno senza data.
Solo così ci dai fiducia
che la colpa non è del coltello che mutila,
ma dalla mano che trae, da un delitto, gloria.
.
.
La menta e gli ornamenti funerari, il gallo bianco e
gli ultimi children pets. Combatte bloccato:
la musica del fiume che respira, trascinando ferri;
lo strepito delle gru rugginose e il verde della ruggine
crescono tra pentole e scatolette.
Ora dove il sogno degli ermafroditi e il coro.
Il bambino le torce il collo. L'acqua sale.
Ognuno nel suo fiume.
.
.
I tempi cambiano, Rembrandt. Non è necessario
rompere il cocco: non devi essere violento.
Prendi un vivo, al quale senza preavviso
gli si inietta un pigmento nelle vene.
Il contrasto, né lento né veloce,
arriva fino alla periferia del pensiero.
(I voyeurs, osservando lo schermo,
applaudono se il paziente sviene).