Cavallo di Vogelhord, 30.000 a. C.
Tubinga, Museum der Universität Tübingen
MOYA CANNON
CAVALLO DI VOGELHERD, 30.000 A.C.
L'arte, a quanto pare, nasce come un puledroche sa subito camminare.John Berger
Il cavallo è lungo la metà
del mio mignolo: è stato
intagliato nell'avorio di mammut
le sue zampe si sono spezzate
tre all'altezza dell'anca,
la quarta sopra il ginocchio,
ma il suo collo, arcuato come quello di un lipizzano,
le sue narici dilatate,
ma il suo collo, arcuato come quello di un lipizzano,
le sue narici dilatate,
sono tese dalla vita.
L'artista o lo sciamano che lo scolpì
come totem, ornamento o giocattolo
difficilmente avrebbe potuto immaginare
che i cavalli sarebbero cresciuti,
sarebbero stati imbrigliati e sellati,
che di tutte le mandrie di mammut,
signori delle bionde steppe,
non un solo animale sarebbe sopravvissuto,
che le steppe si sarebbero ridotte,
che, nelle montagne ammassate a sud,
i fiumi avrebbero cambiato corso,
o che questo cavallo avrebbe galoppato
attraverso diecimila anni di ghiaccio,
avrebbe visto la morte, le mutazioni delle specie,
avrebbe osservato il fiorire di una specie,
l'homo faber, colui
che lo aveva creato
o che, usando un coltello di pietra o d'osso,
lo aveva estratto dalla zanna del mammut,
lo aveva lucidato con la sabbia,
prendendosi il tempo per le guance piene, il muso fine,
e lo aveva adagiato sul pavimento irregolare
della grotta di Hohle Fels
per farlo resistere al tempo.
(da Portando le canzoni, 2017)
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