Marc Chagall, Orologio con ala blu, 1949
collezione privata
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INGER CHRISTENSEN
SE RESTO IN PIEDI
Se resto in piedi
sola nella neve
è chiaro
che sono un orologio
Come potrebbe altrimenti l'eternità
trovare la sua strada?
(da Luce, 1962)
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Se resto in piedi
sola nella neve
è chiaro
che sono un orologio
Come potrebbe altrimenti l'eternità
trovare la sua strada?
(da Luce, 1962)
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(Edvard Munch, La solitaria)
Contemplando l'infinità celeste
di un mare uniforme e incontenibile
uniforme
vasto
incontenibile
la donna
sola davanti al mare
Irresistibile, gli volta la schiena
Allora contempla
la sabbia azzurra
l'infinità della sabbia
uniforme vasta incontenibile
Mare e mare
.
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Riposano assieme nell’innocenza
abbronzate e appena distanti dal kitsch.
Le figure della nostalgia provengono
dalla tavolozza di un anziano.
L’altro lato della bellezza
è ubriachezza e sifilide.
Ma, a questo, uno può abituarsi
fino alla fine scolorita.
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per Margaret Gaul
La luce
mi asciuga di quel che potrei essere,
il sogno di un uomo
caldo e morbido;
o di un pittore -
i seni intime colombe,
le braccia delicatamente curvate
da un mite mezzogiorno.
Io sono
vene azzurre, una cicatrice,
una chiazza di cellule color lavanda,
cosce e spalle usate;
i miei polpacci
sono scarsi come le guance,
i miei fianchi non rotondi
piccoli, scintillanti cuscini:
ma questo corpo
è la mia casa, la mia infanzia
vi è sepolta dentro, il mio sonno
vi sorge e vi tramonta,
il desiderio
vi si è innalzato e sottile l'ha indossato
tra queste ossa -
io vivo qui
.
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Mostrami a caso un qualsiasi pesce:
Lì troverai il più antico dei simboli.
Parlami a caso di una qualsiasi città:
Lì incontrerai il mistero della simultaneità.
Indicami a caso una qualsiasi porta:
Lì incontrerai la purezza della sezione aurea.
Ora riunisci questi tre elementi:
Il pesce, la città, la porta
E avrai davanti agli occhi l'universo.
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La stanza rossa
(Rothko, Tate Modern)
Sono scappata.
Me ne andavo in fretta,
perché i tuoi quadri non mi vedessero.
Per un istante mi sono voltata –
rosse e nere
profonde petecchie di disperazione.
Il riflesso in cui riconosci il volto.
Specchio da luna park che ti deforma all'interno
rendendoti brutto in profondità.
Ho distolto lo sguardo.
Mi era chiaro già allora? –
Non mi ha sgomentato la tua fine violenta.
Fuori una grigia giornata di febbraio,
un po' piovosa, Millennium Bridge
e il vento sopra il fiume.
Una Londra nuova e scostante.
La stanza rossa,
come qualcuno di una vita precedente.
Che mi conosce molto meglio di me.
Anche se mi trovo mille miglia lontano,
attende che io ritorni.
E le permetta di guardarmi a fondo.
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La striscia nera e il battello,
il monte siamo tutti,
la barca bianca sull'acqua bianca
e la fissità
degli uccelli sopra la Salute.
Passa,
il fait beau dall'altro lato
dall'altro lato, dico,
del canale.
Ci siamo tutti.
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Ma quest'unica ora si svolge essa stessa attraverso fugaci particelle.
Agostino, Confessioni, XI
Uomo donna corda della tenda carta pietra refrattaria
è
la luce
dalla
strada che entra uniforme
o il vento
d'autunno
che ci buca le ossa?
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Come lo fece Parmigianino, la mano destra
più grossa della testa, spinta verso l’osservatore
e graziosamente in rientranza, come a proteggere
ciò che mostra. Qualche lastra piombata, vecchie travi,
pelliccia, mussola arricciata, un anello di corallo concorrono
in un movimento che sorregge il viso che nuota
avanti e indietro come la mano
soltanto che è in riposo. È quel che
è sotto sequestro. Dice il Vasari:” Francesco un giorno
si mise a ritrarre se stesso, guardandosi
in uno specchio da’ barbieri di que’ convessi…
Fatta fare una palla di legno al tornio,
e quella divisa per farla mezza tonda,
e ridotta alla grandezza dello specchio, in quella
si mise con grande arte a contrafare tutto quello
che vedeva nello specchio.”
Principalmente la sua immagine riflessa, di cui il ritratto
è il riflesso asportato.
Lo specchio preferì riflettere solo ciò che egli vedeva,
cosa che era sufficiente al suo scopo: la sua immagine
invetriata, imbalsamata, proiettata a un angolo di 180°.
L’ora del giorno o la densità della luce
aderendo al suo viso lo mantiene
vivo e intatto in un’onda perennemente
in arrivo. L’anima prende posto.
(Traduzione di Aldo Busi)
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a L. da Vinci,
pietosa madre di un fragile dio
? quale latte possiede il tuo seno
a saziare l’eterno che nasce
da un ventre confuso di avorio e placenta?
quale luce di fonte divina
ti rende radiosa aldilà di ogni forma?
Paracleto ha ricamato il tuo grembo
soffiato e fiammato con orme di verbo…
ardendo ha plasmato un embrione ()
bucaneve lirico spuntato a mondare
l’afrore di un’umanità incinta del male______
(da La via cava, LietoColle, Parè, 2015)
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(1921, di Paul Klee)
Il mio cuore
è un paesaggio di ricordi,
una città di lune,
il tuo è oggi
sogno di un fiume che ci sfugge
e del deserto,
stanza che si leva tra le pieghe
di un miracolo invocato,
cieli in fuga,
sinfonia rapita
dal colore.
(da Quadri di un’esposizione, Veruela, 2007)
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Faccia, zig zag anatomico che oscura
La passione torva di una vecchia luna
Che guarda sospesa al soffitto
In una taverna café chantant
D’America: la rossa velocità
Di luci funambola che tanga
Spagnola cinerina
Isterica in tango di luci si disfà:
Che guarda nel café chantant
D’America:
Sul piano martellato tre
Fiammelle rosse si sono accese da sé.
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Estate!
Il dipinto è organizzato
intorno a un giovane
mietitore che si gode il suo
riposo di mezzogiorno
completamente
rilassato
dalle fatiche del mattino
sdraiato
in effetti dormendo
sbottonato
sulla schiena
le donne
gli hanno portato il pranzo
forse
un po' di vino
si radunano a spettegolare
sotto un albero
la cui ombra
incurante
non condivide il
riposante
centro del
loro mondo di lavoro
.
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Come fosse una cuffia, la sua testa
copre in due bande i capelli divisi
e i suoi occhi vivissimi osservano
guardinghi con una maschia fermezza.
Le linee del suo viso, la durezza
lo scalpello di Donatello emulano,
ed un corpetto di velluto scuro
le inquadra il busto di dolce bellezza.
Una sottile collana splendente
discende dal collo scolpito fino
a terminare sul solido seno;
e diadema della tempia brillante,
un filo d'oro sostiene un diamante
astro nel cielo della liscia fronte.
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Questa poesia è dedicata a Salvador Dalí
Nasce nella mia anima
e mi guarda dai tuoi occhi.
La mia anima - una farfalla,
che sogna campi e fiumi.
Il suo sogno ancora deve nascere.
La sua tristezza si trasforma in rocce.
La metamorfosi
di un uovo addormentato
che appare in un quadro di Dalí...
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Questa ignota persona egli è un cristiano
dal serio portamento e veste scura,
dove non brilla che l'impugnatura
del mirabile stocco toledano.
Pallido giglio, il volto suo severo
nasce dalla gorgiera arricciolata,
dalla luce interiore illuminata
di macilento e religioso cero.
Pur mosso solo dal timor di Dio,
a che non punga vitanda passione
del perituro mondano piacere,
in un nobile e grave gesto pio,
la mano aperta sopra il petto pone,
come una disciplina, il cavaliere.
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Ciò non mi protegge dall’avere un terribile bisogno di − pronuncerò questa parola − religione. Allora vado fuori la notte a dipingere le stelle.
Vincent Van Gogh, da una lettera al fratello
La città non esiste
se non dove un albero dai capelli
neri scivola via, come una donna
annegata nel cielo caldo. Tace,
la città. Bolle la notte, con dieci
e una stella. Oh notte stellata,
stellata notte! È così che voglio
morire.
Si muove. Sono tutti quanti vivi.
Quando la luna rompe le catene
arancioni che la legano e spruzza
bambini dai suoi occhi, come un dio,
il vecchio serpente, senza esser visto
divora le stelle. Oh stellata notte,
notte stellata! È così che voglio
morire:
in questa strisciante bestia notturna,
risucchiata tutta dentro nel grande
drago, separata
dalla mia vita senza una bandiera,
senza pancia
né grido.
(da L’estrosa abbondanza, Crocetti, 1977-
Traduzione di Antonello Satta Centanin)
da L
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Passeggiavi spensierata
nelle sale del museo degli Uffizi,
senza sapere dove dirigere i tuoi occhi
avanzavi forse stanca
di aver percorso Firenze tutto il giorno.
Non sapevi che all’improvviso, lì,
stava per irrompere il poderoso simbolo
della Bellezza inattesa,
l’ideale sublime di Bellezza e Verità,
ciò che (ancora) ci rende più umani
agli occhi degli umani.
Botticelli è il nome dell’artista.
La Primavera il dipinto.
Non sapevi cosa fare
e rimanevi in silenzio.
Hai semplicemente lasciato che parlasse il cuore.
E ti sei messa a piangere.
Piangevi,
e piangevi.
Alla Verità e alla Bellezza mancava
soltanto la gioia delle tue lacrime.
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1
Bel mondo di tuguri
Di miniere e di campi
2
Visi buoni al fuoco visi buoni al freddo
Ai rifiuti alla notte agli insulti alla frusta
3
Visi buoni a tutto
Ecco il vuoto vi fissa
La vostra morte servirà d’esempio
4
Morte cuore rovescio
5
Vi han fatto pagare il pane
Il cielo la terra l’acqua il sonno E la miseria
Della vostra vita
6
Dicevan di volere il buon accordo
Razionavano i forti giudicavano i pazzi
Facevan l’elemosina spartivano in due un soldo
Salutavano i cadaveri
Si colmavano di cortesie
7
Perseverano esagerano non sono del nostro mondo
8
Le donne i bimbi hanno lo stesso tesoro
Di primavera verde e latte puro
E di durata
Nei loro occhi puri
9
Le donne i bimbi hanno lo stesso tesoro
Negli occhi
Gli uomini come possono lo difendono
10
Le donne i bimbi hanno negli occhi
Le stesse rose rosse
Mostra ognuno il suo sangue
11
La paura e il coraggio di vivere e morire
Tanto difficile la morte tanto facile
12
Uomini per cui questo tesoro fu cantato
Uomini per cui questo tesoro fu sprecato
13
Uomini reali cui la disperazione
Alimenta la fiamma divorante della speranza
Apriamo insieme l’ultima gemma dell’avvenire
14
Paria la morte la terra l’orrore
Dei nemici hanno il colore
Monotono della nostra notte
E noi li vinceremo.
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Quanti schizzi che non ha lasciato...
Ripetizioni a non finire: fasci di muscoli, tendini,
ossa, giunture, l'intero macchinario
di cinghie motrici e leve con cui
si sposta un cavallo,
e con migliaia di sottilissime linee che quasi
invisibili scompaiono dolcemente nella carta
la pelle di orecchie, palpebre, narici,
pelle dell'anima...
deve aver voluto sapere come'era
fatto un cavallo e aver capito
che non era possibile,
quale fosse il segreto di un cavallo che prendeva forma
sotto il suo lapis.
Fece disegni splendidi, li esaminò,
li scartò.
(da Prima della scomparsa e dopo, Edizioni del Leone, 2005
Traduzione di Giorgio Faggin e Giovanni Nadiani)
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Venere marcia. La sublime
bellezza eterna al pantheon.
Spunta un selvaggio assassino.
Les demoiselles d'Avignon.
Spasmo. Denti nuovi al bordello
Un secolo intero agitato.
Irrompono in collera gli angoli.
Les demoíselles d'Avignon.
Ledono braccia, glutei, nasi,
capezzoli, improba aggresione.
Castigo in forme che si schiacciano.
Les demoiselles d'Avignon.
Urlo lo spazio senza spazio.
Libertà e scomposizione.
Graffiano
i ventri, non sopportano
Les demoise!les d'Avignon.
Cimitero del piacere,
il buon gusto pruriginoso
di fornicare con il quadro.
Les demoiselles d'Avignon.
Giorno e notte la porta aperta.
Visita oggi – senza limiti.
Attenzione, comunque. Mordono.
Les demoiselles d'Avignon.
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Aperta, no,
socchiusa.
Questa fessura Guarda.
Oltre il bianco,
bianco.
Ora il silenzio.
Le pareti si aprono.
La stanza sgretolata,
naviga. E lo splendore.
La porta trasparente.
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Stanca vedere la città, queste facciate
di colori ingenui, i canali,
tutto visto mille volte giorno dopo giorno,
ripetendo l'inganno
del tempo che se ne va.
La porta di Schiedam e il suo orologio,
e la porta di Rotterdam
con le sue torri gemelle,
la vita murata che protegge
invano dalle allettanti pretese.
C'è un'allegoria in questa immagine
di quiete che si guarda in uno specchio
che finge di non esistere.
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Finalmente, finalmente l’ape
Ha digerito la rosa.
La rosa è mia figlia giovane
Che legge una lettera d’amore
Ricevuta a Parigi nel 1765.
Il miele raccolto dei capelli
E il giubbetto color geranio
Ricordano il costume spagnolo
Dell’abate de Saint-Non.
I ciarlatani di campagna
Simili a istrioni napoletani
Parlano del Paese della Cuccagna.
Nei giardini e orti di Tivoli
Splendono le lenzuola:
Le lavandaie di Fragonard
Ridendo stendono i bucati.
(da Le ombre dispettose)
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Mai dolore
Fu più elegante nelle grate
Nere, divorate dal sole. E mai
Eleganza fu cagione più spirituale,
Duplice fuoco, alto sulle grate della sera.
Qui,
Una grande speranza fu pittore. Chi più reale,
L'affanno desiderante o la dipinta immagine ?
Il desiderio lacerò il velo dell'immagine,
L'immagine diede vita all'esangue desiderio.
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Masaccio
Neppure le lacrime,
spesse come mercurio,
né l’incudine di fuoco
che li bruciava nel profondo,
né i chilometri di rovi,
che fecero sanguinare le loro caviglie,
né la pioggia prolungata
che li accolse una volta fuori.
Nulla, nulla di ciò, né le settimane né i deserti,
né le successive generazioni
hanno potuto cancellare dai nostri corpi
il profumo di gelsomino che un giorno remoto
portarono dal Paradiso.
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Quando vedo l'aurora dico che sta per sorgere il sole.
(Sant’Agostino, Confessioni, XI, XVIII)
L'estate ha macchiato il giorno, hai finito
con l'atterrare in un paese straniero.
Così l'anima contemplativa - i cosiddetti "cavalli dell'aurora"
semisvegli tra le alghe verdi delle origini
si parlavano a voce bassa, vicino
e dolcemente.
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La damigella che beve, il suo spasimante
in piedi, come in attesa
di vedere l’effetto del vino.
Sembra un visitatore,
non si è tolto il mantello né il cappello.
Oppure parte, e lei si fa forza
per dirgli addio. Un episodio
di seduzione o di acquisto di favori?
Tra i due c’è una certa intimità,
non sappiamo quale.
È inquietante questo mucchio di indizi
ambigui, divergenti,
vediamo la vita in ogni suo dettaglio
e restiamo lì senza sapere che cosa accade.
Non c’è altra spiegazione.
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I tre uomini son vestiti da capo a piedi, maniche lunghe,
cappello, anche se è un interno, e ben illuminato,
e c’è una donna. La donna indossa
un vestito rosso a maniche corte, tagliato per esporre
le braccia, una curva del suo petto cremoso, osserva
una sigaretta nella mano destra pensando
che il suo compagno ha finalmente lasciato la moglie ma
può fidarsi di lui? Gli occhi dalle palpebre pesanti,
la bocca imbronciata coperta di rossetto, ha il vero e proprio pallore
delle teste rosse, come latte scremato, maledettamente
attraente e lei crede di saperlo ma cosa di preciso
l’ha fatta arrivare così lontano, e dove? - fra qualche giorno
comincerà ad avere sensi di colpa, lei conosce i segni,
un odore reale, di sudore, rancido, come
calzini sporchi, lui sgattaiolerà via per telefonare
e lei giura che non ha intenzione di passarci di nuovo,
non ha intenzione di crollare a piangere o implorare
né ha intenzione di urlargli qualcosa, lei ha chiuso
con queste cose e lui è silenzioso al suo fianco
non è il tipo che parla molto ma sta pensando
che ha fatto la mossa giusta infine, grazie a Dio
è un po’ intontito, come un uomo che sogni -
è un sogno, questo? - tanto è vasto, fermo.
muto, orizzontale, – e il barista vestito di bianco
chinato com’è, immobile, e l’uomo
sull’altro sgabello, immobile, se non per sorseggiare
il suo caffè, ma si sente benissimo, lui,
è innanzitutto un senso di sollievo, stavolta è sicuro
al cento per cento che farà funzionare la cosa,
lo deve a lei
e a se stesso bontà divina e lei sta pensando
che la luce è troppo luminosa in ‘sto posto, forse
non proprio lusinghiera, detesta quando il suo
rossetto
si consuma e il trucco si rapprende, vorrebbe usare
una toilette per signore ma qui non ce n’è
e, Cristo, quanto ci vuole perché apra un
distributore
di benzina? È il cuore della notte e lei sente
che il tempo non cambierà idea. Questa volta
comunque non ha nessunissima intenzione
di umiliarsi -
lui comincia a parlare di sua moglie, dei suoi
marmocchi, di
come li abbandonò, avevano fiducia in lui e lui
li abbandonò, lei uscirà dalla dannatissima camera
sbattendo la porta
e se lui la chiama zucchero o baby con quella voce
gli darà un ceffone LO SAI CHE LO DETESTO:
SMETTILA.
E lui la smetterà. Gli conviene. Più si arrabbia
più diventa silenziosa, non dice una parola
da dieci minuti, non una ciocca
dei suoi capelli che si muova, e odorano un poco
di cenere, o come l’henné che usa per schiarirli
ma l’odore è lieve comunque, è pazzesco per lei
che un tipo come lui non se ne accorga e non ci badi-
mentre seppellisce la sua faccia ardente nel suo collo,
fra i seni freddi, o fra le gambe - ogni volta che
lo avrà
e ovunque lo avrà. Sta ancora osservando la sigaretta
che brucia nella mano, il barista è ancora chinato,
a bocca aperta, e lui non ci bada, perché no,
di fatto, fin quando lei non restituisce lo sguardo
lui pensa di essere l’uomo più fortunato del mondo
ma allora per quale motivo non è più felice?
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Viso severo, capelli
più o meno rossi, occhi
con un luccichio di introversione,
carnagione al picco della vita, atteggiamento
guardami-finché-non-ti-annoi
vestito nero che le stringeva i seni
e un gioco di gambe lunghe in piena facoltà,
era, a dirla tutta, una donna attraente
e, nel senso moderno del termine, «indipendente».
Quelle ore morte del treno erano propizie
a lanciare sguardi furtivi alla donna
che sedeva all’altro lato del corridoio. Leggeva,
la povera, con tanta concentrazione
che il pomeriggio passava e ignorava
che gli ultimi raggi del sole si incollavano dorati
ad ovest sulla volta infinita del cielo.
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Dedico questa poesia al mio pittore preferito -
Il Padre del Surrealismo, Salvador Dalí/
Talvolta guardo dalla finestra,
contemplando le nuvole nel cielo.
Sogno di essere un uccello e volo
tra le nuvole di un dipinto,
di un dipinto ad olio.
Sogno di essere piena di nuvole,
di schiuma e scogli,
di acqua e sabbia...
Sogno che del mare
sono innamorata.
Sogno ad occhi aperti...
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Lì c'era la vita:
L'erba era contenta del suo splendido verde,
Il sole brillava accarezzando l'acqua,
I lillà imploravano il cielo,
Il ponte si gloriava dell'abbraccio alla corrente…
Ma qualcosa mancava,
…c'era un vuoto dal lato sinistro,
Nella parte inferiore del quadro,
La mia borsa abbandonata sull'erba
Indicava che lì c'ero io…
Forse il pittore si è dimenticato di dipingermi!
Forse l'ombra ha divorato tutto il mio biancore!
Forse mi sono ricordata di non essere
Che l'ombra di un corpo passeggero
E quando se ne va, anch'io vado
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È come se uscissi dalla notte
travestita per gioco e mi guardassi
facendo una domanda. Chi sei?
Riconosco la perla
e il fremito dei tuoi occhi,
sotto il turbante blu zaffiro
e giallo limone;
ma di te preferisco non sapere,
temendo che la vita che ti ho dato
sia anche la mia vita e il suo segreto.