mercoledì 1 marzo 2017

Nottambuli / 4

 

Edward Hopper, Nottambuli, 1942
Chicago, Art Institute

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JOYCE CAROL OATES

NOTTAMBULI

I tre uomini son vestiti da capo a piedi, maniche lunghe,
cappello, anche se è un interno, e ben illuminato,
e c’è una donna. La donna indossa
un vestito rosso a maniche corte, tagliato per esporre
le braccia, una curva del suo petto cremoso, osserva
una sigaretta nella mano destra pensando
che il suo compagno ha finalmente lasciato la moglie ma
può fidarsi di lui? Gli occhi dalle palpebre pesanti,
la bocca imbronciata coperta di rossetto, ha il vero e proprio pallore
delle teste rosse, come latte scremato, maledettamente
attraente e lei crede di saperlo ma cosa di preciso
l’ha fatta arrivare così lontano, e dove? - fra qualche giorno
comincerà ad avere sensi di colpa, lei conosce i segni,
un odore reale, di sudore, rancido, come
calzini sporchi, lui sgattaiolerà via per telefonare
e lei giura che non ha intenzione di passarci di nuovo,
non ha intenzione di crollare a piangere o implorare
né ha intenzione di urlargli qualcosa, lei ha chiuso
con queste cose e lui è silenzioso al suo fianco
non è il tipo che parla molto ma sta pensando
che ha fatto la mossa giusta infine, grazie a Dio
è un po’ intontito, come un uomo che sogni -
è un sogno, questo? - tanto è vasto, fermo.
muto, orizzontale, – e il barista vestito di bianco
chinato com’è, immobile, e l’uomo
sull’altro sgabello, immobile, se non per sorseggiare
il suo caffè, ma si sente benissimo, lui,
è innanzitutto un senso di sollievo, stavolta è sicuro
al cento per cento che farà funzionare la cosa,
lo deve a lei
e a se stesso bontà divina e lei sta pensando
che la luce è troppo luminosa in ‘sto posto, forse
non proprio lusinghiera, detesta quando il suo
rossetto
si consuma e il trucco si rapprende, vorrebbe usare
una toilette per signore ma qui non ce n’è
e, Cristo, quanto ci vuole perché apra un
distributore
di benzina? È il cuore della notte e lei sente
che il tempo non cambierà idea. Questa volta
comunque non ha nessunissima intenzione
di umiliarsi -
lui comincia a parlare di sua moglie, dei suoi
marmocchi, di
come li abbandonò, avevano fiducia in lui e lui
li abbandonò, lei uscirà dalla dannatissima camera
sbattendo la porta
e se lui la chiama zucchero o baby con quella voce
gli darà un ceffone LO SAI CHE LO DETESTO:
SMETTILA.
E lui la smetterà. Gli conviene. Più si arrabbia
più diventa silenziosa, non dice una parola
da dieci minuti, non una ciocca
dei suoi capelli che si muova, e odorano un poco
di cenere, o come l’henné che usa per schiarirli
ma l’odore è lieve comunque, è pazzesco per lei
che un tipo come lui non se ne accorga e non ci badi-
mentre seppellisce la sua faccia ardente nel suo collo,
fra i seni freddi, o fra le gambe - ogni volta che
lo avrà
e ovunque lo avrà. Sta ancora osservando la sigaretta
che brucia nella mano, il barista è ancora chinato,
a bocca aperta, e lui non ci bada, perché no,
di fatto, fin quando lei non restituisce lo sguardo
lui pensa di essere l’uomo più fortunato del mondo
ma allora per quale motivo non è più felice?

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