Vincent Van Gogh, Panchina di pietra nel manicomio di Sainr-Remy, 1889
San Paolo del Brasile, Museu de Arte Assis Chateaubriand
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ALFONSO GATTO
LA PANCHINA DI VAN GOGH
Capiterà l’errante col suo forte
spessore di capelli, il viso stretto
per gli occhi vuoti, le due mani attorte. Le scatole veementi del colore
gli frusteranno l’albero del petto,
pugno di scaglie al prendere del fuoco che lo divampa.
L’allegria del gioco
irrompe ad accerchiarlo perché sale
tutto il dolore al vertice del male,
ai grandi spazi della mente, al sole
delle prime parole.
Ora ascolta ammansito dal fragore,
albero e vento: come una foresta,
la sua fatica, e questa calma nuova
che lo sorprende a mettere la testa
sul braccio, sul profilo dell’amore.
Così dipingerà prova su prova
la sua ragione d’essere nel fiore,
nel seme, nella terra, nella morte.
Da Rime di viaggio per la terra dipinta (1968-1969)
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