martedì 26 novembre 2013

La parabola dei ciechi

 

 

14 Bruegel - La parabola dei ciechi

Pieter Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568
Napoli, Museo di Capodimonte

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WILLIAM CARLOS WILLIAMS

LA PARABOLA DEI CIECHI

Quest'orrendo e superbo dipinto
la parabola dei ciechi
senza un rosso

nella composizione mostra un gruppo
di mendicanti che si guidano
l'un l'altro

diagonalmente verso il basso
attraverso la tela
ruzzolando infine in un pantano

dove il quadro
e la composizione finiscono
nello sfondo non c'è anima viva

i visi dalle barbe
lunghe dei miserabili
con la loro povera

roba un bacile
per lavarsi si vede una casa
contadina e la guglia d'una chiesa

i volti sono levati
come a cercare la luce
non c'è un dettaglio estraneo

alla composizione ciascuno
segue gli altri bastone
in mano trionfante verso il disastro

(da Immagini di Bruegel e altre poesie, 1962)

venerdì 18 ottobre 2013

Il violinista verde

 

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Marc Chagall, Il violinista verde, 1923
New York, Guggenheim Museum

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JUAN MANUEL ROCA

UN VIOLINO PER CHAGALL

A Vitebsk tutto vola: un vecchio ebreo col giaccone nero, una capanna aerostatica, un cavallo fuggito dalle stalle di Giotto. Volano le vacche, gli sposi, i giorni e un violinista sul tetto.
Cosa suona nella notte in mezzo alla pianura di neve?
Con quale musica culla il villaggio e spegne icone e fantasmi?
Non permettete che cada il violino, testimone di nozze e di funerali. Non permettete che taccia.
È forse un violino zingaro inventato dal diavolo?
È forse un violino per guidare i viaggiatori delle grandi steppe?
Violino rotto della tragica Russia?
Nessuno sa cosa porta dentro il suo sacco, il suo rozzo sacco, il vecchio ebreo dal giaccone. Forse nasconde un libro che racconta la lotta di Giacobbe con l'angelo?
Se è un violino, meglio che cada nelle mani di Chagall.
Allora tutto vola, i tetti rossi, i candelieri, le mani cerate del rabbino, la luce intermittente della sinagoga.

lunedì 14 ottobre 2013

Allegoria

 

Anonimo, Allegoria, circa 1500
Londra, National Gallery

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EZRA POUND

DI JACOPO DEL SELLAIO

Quest’uomo ha scoperto le segrete vie dell’amore,
Nessuno poteva dipingere tali cose senza conoscerle.
E ora che lei, la sua cortigiana, se n’è andata,
E tu sei qui e sei «Le Isole» per me.

Ed ecco la cosa che sopravvive alla cosa intera:
Gli occhi di questa signora morta mi parlano.

(da Ripostes, 1912 – Traduzione di G. Singh)

 

NOTA: l’opera un tempo fu attribuita a Jacopo del Sellaio: lo era nel 1912, al tempo in cui Ezra Pound scrisse la poesia; di qui il titolo.

mercoledì 4 settembre 2013

Battaglia di San Romano

 

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Paolo Uccello, Battaglia di San Romano, 1438
Londra, National Gallery

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GREGORY CORSO

UCCELLO

Non moriranno mai sul quel campo di battaglia
né l’ombra dei lupi chiamerà a raccolta le sue orde come spose
di grano su tutti gli orizzonti attendono di
consumare la fine della battaglia.
Non ci saranno morti a tendere il loro ventre fiacco
né cumulo di cavalli rigidi a scheggiare di rosso i loro occhi
lucenti
o anticipare il loro pasto di morte.
Preferirebbero morire di fame con lingue impazzite
che credere che su quel campo nessun uomo muore.
Non moriranno mai quelli che combattono così abbracciati
fiato a fiato occhio che conosce occhio impossibile morire
o muoversi nessuna luce che s’infiltri nessun braccio sfracellato
nient’altro che cavalli che ansimano a gara scudo brillante sopra
scudo tutti resi fulgenti dal sottile raggio di un occhio sotto un elmo
ah com’è difficile cadere tra quelle lance intrecciate.
E quei vessilli! irati come per scagliare le insegne attraverso
quel vuoto di cielo.
Si direbbe ch’egli dipingesse le sue schiere presso i fiumi
più freddi
hanno file di ferrei teschi lampeggianti nel buio.
Si direbbe impossibile che un qualsiasi uomo muoia
in bocca d’ogni combattente è un castello di canti
ogni pugno di ferro un gong sognante mazza che riecheggia mazza
come grida dorate
quanto vorrei unirmi a tale battaglia!
un uomo d’argento su un cavallo nero con rosso stendardo e
lancia striata per mai morire ma essere eterno
un principe d’oro di una guerra dipinta.

 

(da Gasoline, 1958)

martedì 20 agosto 2013

Autoritratto nella bottega

 

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Francisco Goya, Autoritratto nella bottega, 1790-95
Madrid, Museo de la Real Academia de San Fernando

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BILLY COLLINS

CAPPELLO CON CANDELE

In genere negli autoritratti è il viso che prevale:
Cezanne è un paio d'occhi che nuotano tra le pennellate,
Van Gogh ha lo sguardo fisso da un alone di turbinante oscurità,
Rembrandt sembra sollevato come se rifiatasse
dopo aver dipinto Sansone accecato dai Filistei.

Ma in questo, Goya è in piedi ben lontano dallo specchio
si vede in posa nel disordine dello studio
rivolto a una tela inclinata indietro sull'alto cavalletto.

Sembra che ci sorrida come lo sapesse
che ci farebbe ridere lo straordinario cappello che ha in testa
provvisto tutt'intorno all'orlo di portacandele,
un trucco che gli permetteva di lavorare di notte.

Puoi solo immaginare che effetto farebbe
indossare un candeliere simile in testa
come se fossi una sala da pranzo o una salone da concerti.

Ma quando vedi il cappello non c'è bisogno di leggere
biografie di Goya o memorizzare le date.

Per capire Goya devi solo immaginartelo
mentre accende le candele a una a una, poi si sistema
il cappello in testa, pronto per una notte di lavoro.

Immaginalo che sorprende la moglie con la nuova invenzione,
e lei ride come davanti a una torta di compleanno.

Immaginalo che balugina tra le stanze della casa
con le ombre che volano sui muri.

Immagina un viaggiatore sperduto che bussa alla sua porta
di notte per le colline della Spagna.
"Entri pure," avrebbe detto, "stavo solo facendomi il ritratto,"
fermo sulla porta mentre regge il pennello-bacchetta,
illuminato dal bagliore del famoso cappello.

 

(Traduzione di Andrea Sirotti)

mercoledì 14 agosto 2013

La sedia di Van Gogh

 

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Vincent Van Gogh, La sedia di Van Gogh, 1888
Londra, National Gallery

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JUAN MANUEL ROCA

CINQUE VOLTE VAN GOGH, IV

Dipinse una sedia vuota,  e tuttavia in essa era seduta una riunione di assenti.  Antonin Artaud ha detto che quella sedia annuncia qualcuno che sta per entrare.

La sedia resta vuota,  ma sempre torniamo da lei per sapere se qualcuno è appena arrivato.  Theo o Gauguin?

mercoledì 26 giugno 2013

Marchesa Casati


John
Augustus John, Marchesa Casati, 1919
Toronto, Art Gallery of Ontario
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JACK KEROUAC

74° CHORUS

La Marchesa Casati
È una bambola viva
Appuntata al mio muro
Dei bassi di Frisco

Ha gli occhi immensi
La pelle lucente
Vene azzurre
E rossi capelli selvaggi
Spalle dolci & sottili
 
Amala
Amala
Canta il mare
Blue-malinconico
Gemendo
Sullo sfondo di
Augustus John
de John.
 
(da Il libro dei Blues, Mondadori, 1999 -
Traduzione di Massimo Bocchiola)

giovedì 13 giugno 2013

Corn Hill

 

 

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Edward Hopper, Corn Hill
San Antonio, McNay Art Institute

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LAWRENCE FERLINGHETTI

A CASA HOPPER

A casa Hopper
sulla spiaggia di Truro
Mi giro e alzo gli occhi a guardarla
alta sulla scogliera
E sono Edward Hopper
il famoso pittore americano
disteso sul pendio
fra le erbe della sabbia
e mi giro e alzo gli occhi verso
il Mondo di Hopper
dove abitò tutti quegli
anni spazzati dal vento
certo non solo e malinconico
come i personaggi dei suoi quadri
nelle bettole aperte tutta notte
dietro ai vetri d’un mattino domenicale
in camere da letto con le lampadine appese a un filo
fari assolati
verande di serate estive
case lungo la ferrovia
facciate vittoriane
di vuoto
Eppure saprei dipingerli diversi adesso io?
alla fine estrema del nostro secolo distorto
come se la sovrappopolazione adesso
avesse davvero sconfitto
le nostre immense solitudini
per cui simbolo di successo è ancora
una casa isolata
su un colle.

(da “Poesie vecchie & nuove”, 1998)

mercoledì 12 giugno 2013

Nudo (Vanessa Bell)

 

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Vanessa Bell, Nudo (1922-1923)
Londra, Tate Britain

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WENDY COPE

LA MODELLA

Depressa, grassa e sgraziata: ecco come
Lei mi vedeva. Tutto qui. Dovevo
Accanto a lei dare quest’impressione.
Mi parlava di rado. Che strazio le parevo!

Al suo sguardo ero un misero soggetto.
Di vergogna arrossivo. Avrei preferito
Posare sul divano di un vecchio pervertito
Bramoso solo di portarmi a letto.

Qualcuno mi ritrasse chiara e ridente, splendida…
Amici del passato, scomparsi con la candida
Mia immagine d’allora che seppero esaltare.

Ma è il suo disprezzo per me a trionfare.
         Divina alma Vanessa, ti auguro in eterno
         Di apparire mostruosa – tu – all’inferno.

(Traduzione di Silvio Raffo)

giovedì 6 giugno 2013

Templi di Agrigento

 

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Tempio della Concordia, V secolo avanti Cristo
Agrigento, Valle dei Templi

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FEDERICO DE MARIA

TEMPLI DI AGRIGENTO

Rovine, non più vive di canti, di danze, di preci,
d’incensi ai piedi dei propizi numi,

eppure eterne. Tutto trascorso è nel mondo: la gloria
di capitani insigni, di Empedocle e Terone;

perfino gli dèi sono svaniti per sempre. Soltanto
l’opera eretta a gara con Dio resta, sì, rotta

e frantumata, ma tuttora in cospetto del mare,
baciata dalla luce, carezzata dal vento.

martedì 21 maggio 2013

Conference at night

 

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Edward Hopper, Conference at night, 1949
Wichita, Wichita Art Museum

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VICTORIA CHANG

"CONFERENCE AT NIGHT" DI EDWARD HOPPER

L'uomo seduto sulla scrivania sembra non avere occhi o sono chiusi o si sono
incavati l'uomo seduto sul tavolo siede come un capo o forse vuole

essere il capo e la donna e l'uomo possono aiutarlo sulle scrivanie non c'è
niente eccetto due tavole di legno che trattengono le ombre e l'uomo non ha carta o
                                                                                                                                                            puntine

l'uomo non ha pile di nulla la stanza non può essere il suo ufficio è un obitorio per
scrivanie che la gente ha lasciato licenziato scaricato abbandonato congedato per
                                                                                                                                 congedare il passato

perché anche al passato si deve dare un avviso non possiamo vivere nel passato con
                                                                                                                                                    i nostri vestiti
più belli la donna guarda come un uomo forse sarà lei il capo o forse

è meglio guardare come una donna ma comportarsi come un uomo un capo una volta mi
                                                                                                                                                        ha detto di non
comportarmi da donna la donna guarda fisso dietro l'uomo l'uomo sul tavolo guarda

tra l'uomo e la donna sebbene stiano discutendo su ciò che è accaduto
in passato la coppia ha aiutato l'uomo a diventare il capo lui ha perso i contatti
                                                                                                                                                    con la coppia

hanno perso i contatti quando sono stati licenziati.

venerdì 3 maggio 2013

Campagna mantovana

 

 

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Angelo Del Bon, “Campagna mantovana”, 1945
Collezione privata

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ALFONSO GATTO

IL VERDE

Come di primavera
un giorno nevicò
rimase nella sera
il verde di Del Bon.

E poi l’azzurro, e il giallo,
il bianco delle fiere,
le pedane del ballo.
Un fresco da verziere
la luce di cristallo
che s’ appanna col fiato.

Tutto, tutto è passato.
Rimane nelle sere
il verde di Del Bon

venerdì 26 aprile 2013

Il bacio (Brancusi)

 

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Costantin Brancusi, Il bacio, 1907
Amburgo, Kunsthalle

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PAUL CELAN

DA BRANCUSI, IN DUE

Se di queste pietre una
lasciasse trapelare
ciò che la nasconde:
qui, accanto,
dalla gruccia di questo vecchio,
si schiuderebbe, come ferita
in cui ti dovresti tuffare,
solitario,
lontano dal mio grido, già
sbozzato anch'esso, bianco.

(da Fotocostruzioni)

domenica 7 aprile 2013

Cacciatori nella neve

 

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Pieter Bruegel, Cacciatori nella neve, 1565
Vienna, Kunsthistorisches Museum

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WILLIAM CARLOS WILLIAMS

CACCIATORI NELLA NEVE

In tutto il dipinto è inverno
montagne ghiacciate
sullo sfondo il ritorno
dalla caccia è verso sera
da sinistra
robusti cacciatori conducono
la muta dei loro cani l’insegna della locanda
penzola da un
cardine rotto è un cervo ha un crocifisso
tra le corna il freddo
cortile della locanda è
deserto tranne un grosso falò
che brucia mosso dal vento alimentato da
donne che fanno gruppo
attorno sulla destra oltre
la collina figure di pattinatori
Bruegel il pittore
meticoloso di tutto ha scelto
un cespuglio piegato dalla neve in primo piano per
completare il dipinto

(da Immagini d Bruegel e altre poesie, 1962)

venerdì 22 marzo 2013

Paesaggio con Filemone e Bauci

 

Rubens

Peter Paul Rubens, Paesaggio con Filemone e Bauci, 1625
Vienna, Kunsthistorisches Museum

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ATTILIO BERTOLUCCI

D’APRÉS RUBENS

(Filemone e Bauci)

Perché non accettare questo tempo piovoso
che anticipa l'autunno porta il cane amoroso
a fiutare le scarpe del forestiero in transito
e missione con la spedita salute

del medico o del veterinario di prima
nomina su per groppi e per balze
fradici di genziane sino a che
una strada in abbandono e solitudine gli offre

il suo meditativo percorso e egli
vi si immette gli occhi neri riconoscono il segno
di un passaggio recente nell'ansia
del mezzogiorno estivo la bianca cenere

vedova sula pietra brunita d'umidità
mentre alla sospensione del cuore e della mente
d'una svolta grifagna di frutti inselvatichiti
succede la dolce rovina dello spiazzo antistante

la casa prescelta ma se gli sposi
vecchi se ne sono andati e la porta è sprangata
a chi mostrerà egli posando sulla soglia
consunta il piede leggero della gioventù

l'arcobaleno che si tende sull'Appenino vertiginoso?

(da Viaggio d’inverno, 1971)

sabato 16 marzo 2013

Venere e Marte sorpresi da Vulcano

 

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Parmigianino, Venere e Marte sorpresi da Vulcano, 1535
Parma, Galleria Nazionale

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ATTILIO BERTOLUCCI

VULCANO, VENERE E MARTE
(da un disegno del Parmigianino)

Commovetevi tutti voi cui gelosia
e amore stringono il petto doloroso
senza lasciarne mai l'area privilegiata
e con gli anni infestata da edera e da ruggine.
Commovetevi tutti voi a questa scena
coniugale che un figlio dei miei borghi
aperti al sole d'inverno fissò sulla carta giallina
raccontando con mano beffarda e pietosa
una collera finta un'estasi tante volte aspettata
e temuta – nel turbine della sorpresa gli amanti
distaccati ormai ostili l'uno all'altro goccianti
piante che il mattino sonoro libera dalla bruma
e da stormi in transito qui per l'ultima volta. –

Parma, fine novembre, anno imprecisato

(da Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti, 1993)

sabato 9 marzo 2013

Le esequie di Focione

 

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Nicolas Poussin, Le esequie di Focione, 1648
Cardiff, National Museum of Wales

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ATTILIO BERTOLUCCI

LE ESEQUIE DI FOCIONE

(D’aprés Poussin)

O tu che ai piedi del colle ragazzo dell'Appennino
deflori non deflorato castagne che nessuno vuole

sprigionando dall'ombra delle faville di rosa
che svelano un attimo il mio volto segregato

a quale festino di dei laziali o a quali esequie
di eroe a quali montagne d'ametista e fumi lontani

ti sottraesti per accucciarti qui dove il mio viaggio
ha una sosta il mio sudore un ristoro nell'aria della sera?

(Da Viaggio d’inverno, Garzanti, 1971)

martedì 12 febbraio 2013

La falciatura

 

 

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Pieter Bruegel, La falciatura
Praga, Lobkovický palác

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WILLIAM CARLOS WILLIAMS

LA FALCIATURA

La viva qualità
della mente dell'uomo
spicca

e le sue velate asserzioni
per l'arte, l'arte, l'arte!
pittura

che il Rinascimento
tentò di assorbire
ma

restò un campo di grano
su cui il
vento scherzava

uomini con falcetti che abbattono
il grano in
file

spigolatoti affaccendati
era il suo -
le gazze

i cavalli pazienti nessuno
poteva portarglielo
via

 

(da Quadri da Brueghel, 1963)

martedì 5 febbraio 2013

Danza nuziale

 

 

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Pieter Bruegel, Danza nuziale, 1566
Detroit, Detroit Institute of Arts

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WILLIAM CARLOS WILLIAMS

BALLO DI NOZZE ALL’APERTO

Disciplinati dall'artista
a girare
e girare

bardati a festa
una turba sfrenata
di contadini con le loro

chiappute sgualdrinelle
empie
la piazza del mercato

dove spiccano donne
in bianche
cuffie inamidate

ballano a gambe levate o s'avviano
apertamente verso
il bosco

in giro e in tondo
con grosse scarpe
e brache contadine

a bocca aperta
Ohià!
spassandosela a più non posso

 

(da Quadri da Brueghel, 1963)

mercoledì 9 gennaio 2013

Acquazzone improvviso

 

 

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Hiroshige Utagawa, Acquazzone improvviso sul ponte di Shin-Ohashi e Atake
New York, Brooklyn Museum

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WISLAWA SZYMBORSKA

GENTE SUL PONTE

Strano pianeta e strana la gente che lo abita.
Sottostanno al tempo, ma non vogliono accettano.
Hanno modi per esprimere la loro protesta.
Fanno quadretti, ad esempio questo:

A un primo sguardo nulla di particolare.
Si vede uno specchio d’acqua.
Si vede una delle sue sponde.
Si vede una barchetta che s’affatica.
Si vede un ponte sull’acqua e gente sul ponte.
La gente affretta visibilmente il passo
perché da una nuvola scura la pioggia
ha appena iniziato a scrosciare.

Il fatto è che poi non accade nulla.
La nuvola non muta colore né forma.
La pioggia né aumenta né smette.
La barchetta naviga immobile.
La gente sul ponte corre
proprio là dov’era un attimo prima.

È difficile esimersi qui da un commento:
Il quadretto non è affatto innocente.
Qui il tempo è stato fermato.
Non si è più tenuto conto delle sue leggi.
Lo si è privato di influenza sul corso degli eventi.
Lo si è ignorato e offeso.

A causa d’un ribelle
un tal Hiroshige Utagawa
(un essere che del resto
da molto, come è giusto, è scomparso)
il tempo è inciampato e caduto.

Forse non è che una burla innocua,
uno scherzo della portata di solo qualche galassia,
tuttavia a ogni buon conto
aggiungiamo quanto segue:

Qui è bon ton
apprezzare molto questo quadretto,
ammirarlo e commuoversene da generazioni.
Per alcuni anche ciò non basta.

Sentono perfino il fruscio della Pioggia,
sentono il freddo delle gocce sul collo e sul dorso,
guardano il ponte e la gente
come se là vedessero se stessi,
in quella stessa corsa che non finisce mai
per una strada senza fine, sempre da percorrere,
e credono nella loro arroganza
che sia davvero così.

 

(da Gente sul ponte, 1986)

venerdì 4 gennaio 2013

Notturno salentino

 

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Vincenzo Ciardo, Notturno salentino, 1961
Collezione privata

 

 

VITTORIO PAGANO

PER UN PAESAGGIO DI CIARDO

Leuca d’un’ansia (o un’ala) si contiene
fremida al bordo sonnacchioso – e i morti,
nel corvo sbatacchiato, sono morti
ieri?... Vedrai blandirli le Sirene.

O gli olivi. Ed allora, azzurre vene
scoppiano, roccia e mare, e lampi assorti
le confidano all’ocra, ove tu porti
voglie d’estasi antiche (cantilene…)

– antiche. Oh Leuca! Nel riquadro l’oro
si scialba, e solo un cuore fa cornice
alla tela di sonno che ti finge…
E abbiamo noi, rigurgito canoro,
le Sirene negli occhi – èsca felice
ai morti, al sogno d’una nostra Sfinge.