Edouard Manet, Le rondini, 1873
Zurigo, Stiftung Sammlung E. G. Bührle
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ANNA ELISA DE GREGORIO
LE RONDINI DI MANET
Due macchie in contrasto di colore,
nel bianco la ragazza annuvolata
da velature grigie, nel nero schiarito
di antracite l’altra donna. Proprietà
suprema del pennello di assegnare
a ciascuna l’età: la giovinezza è piena
di sé, la vecchia un po’ stanca.
La luce che si muove e definisce
profili in veletta, tese abbassate:
è lei la vivace, la bella che vola,
e con lei due rondini minuscole
che planano a terra, segni di croce
aperti fra il verdegiallo del prato
a svegliare il silenzio del mondo,
al di sotto del cielo, oltre la lentezza
d’arcadia delle mucche e i tetti rosa.
Felicità assordante il loro canto.
Laggiù vicino alle pale di un mulino
quel sognaccio rosso da maestrina
che annulla le nuvole: è un marameo
del pennello stanco di perfezione.
(da Le rondini di Manet, Polistampa, 2010)
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