Jan Van Eyck, I coniugi Arnolfini, 1434
Londra, National Gallery
.
MURILO MENDES
IL QUADRO
È vero che Giovanni Arnolfini
non guarda la moglie – forse incinta –
guarda piuttosto lo spettatore
anche lui protagonista / oltre che testimonio.
*
C’è un rumore di macchine a Trafalgar Square
che altera la regola indispensabile
all’esatto svolgimento delle nozze
come lo ha voluto Van Eyck.
*
Il grande copricapo del negoziante
conclude un ordine un sistema
dove apparentemente
« tout n’est qu’ordre et beauté,
luxe, calme et volupté».
*
Il gesto della mano destra benedice il cosmo.
La donna china il viso orientalizzante,
la testa è coperta da un velo in merletto di Malines;
il vestito verde s’atteggia in larghe pieghe.
*
Nello sfondo lo specchio, solita spia fiamminga,
riflette i coniugi e altre due figure;
reca dieci tondini con episodi della Passione.
Il candeliere a sei bracci è nobile:
potrebbe stare in cucina.
*
Le pantofole / il cane / sono pronti ad ubbidire.
La frutta sulla tavola rappresenta
un minimo di natura.
*
Per la finestra aperta entra l’aria di Bruges.
Il gran letto nuziale è vermiglio: l’amore.
*
Le Fiandre raggiungono il vertice del potere economico
scambiano cultura e merci con i mari distanti.
*
La coppia umana esiste ancora,
comanda ancora il sistema:
tutto si regge perché appunto essa si regge.
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