Marcel Duchamp, Fontana, 1917
opera perduta
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VALENTINO ZEICHEN
MARCEL DUCHAMP
Il pisciatoio entrò nei valori
della mentalità speculativa,
lo lasciarono insediarsi senza opporglisi;
anzi, l’aggiornato museo delle novità
gli riconobbe la stazza del capolavoro
neutralizzandone la portata eversiva.
Gli sciocchi di tardiva indignazione
denunciarono inutilmente lo sberleffo.
Quella forma rovesciata, svincolata dalla funzione
che ne costituiva la memoria irriverente
assurse al summit delle linee pure
gratificando l’idealismo dei fabbricanti dei cessi.
Il prezzo dell’opera si moltiplicò
per una catena di zeri, l’eccesso di quotazione
le impedì di evadere per sempre.
La petizione di grazia
per un criminale detenuto a Sing Sing
avrebbe avuto maggiori possibilità
che non la liberazione del ready made
dall’ergastolo del museo.
Per la critica l’opera
manifesta disturbi d’identità
dovuti alla lunga detenzione.
L’alchimista che l’ha in cura
desume dall’autografo Mutt: mutter,
e perché no, Mammona?
I critici non si attengono fedelmente
ai meriti della sua impertinenza
ma inseguono significati esoterici
perfino nei duplicati delle sue opere.