lunedì 29 ottobre 2012

Natura morta con limoni

 

800px-Francisco_de_Zurbarán_-_Still-life_with_Lemons,_Oranges_and_Rose_-_WGA26062

Francisco de Zurbarán, Natura morta con limoni, arance e rosa, 1633
Pasadena, Norton Simmons Museum

.

.


ADAM ZAGAJEWSKI

ZURBARÁN

Zurbarán dipinse
santi spagnoli
e nature morte,
li alternava,
e per questo gli oggetti
che giacciono sulle tavole massicce
delle sue nature morte
sono, anch’essi, santi.

martedì 23 ottobre 2012

Testa di Elena

 

675B6057

Antonio Canova, Testa di Elena, 1811
San Pietroburgo, Ermitage

.

.

GEORGE GORDON BYRON

SUL BUSTO DI ELENA DEL CANOVA

In questa vista di marmo ammirevole,
Sopra i pensieri e i lavori dell’uomo,
È quel che Natura poteva ma non volle fare,
Mentre possono Canova e la Bellezza!
Al di là della forza di immaginazione,
Al di là dell’arte sconfitta del Poeta,
Con l’immortalità come sua dote,
Ammirate la Elena del cuore!

lunedì 15 ottobre 2012

Ragazza con l’orecchino di perla / 2

 

Johannes Vermeer, Ragazza con l’orecchino di perla, 1665
L’Aja, Mauritshuis

.

.

ADAM ZAGAJEWSKI

LA RAGAZZINA DI VERMEER

La ragazzina di Vermeer,  ora celebre
mi guarda. Una perla mi guarda.
Le labbra della ragazzina di Vermeer
sono rosse, morbide e lucide.
Oh ragazzina di Vermeer, oh perla,
turbante blu: sei tutta luce
e io sono fatto d’ombra.
La luce guarda l’ombra dall’alto
con tolleranza, forse con pietà.

(da "La ragazzina di Vermeer", 2010)

domenica 14 ottobre 2012

Donna con brocca d’acqua

 

 

Johannes Vermeer, Donna con brocca d’acqua, 1664
New York, Metropolitan Museum of Art

.

.

ADAM ZAGAJEWSKI

LEI GUARDAVA ATTENTAMENTE DALLA FINESTRA

Lei guardava attentamente dalla finestra,
come aspettandosi da quella parte una risposta o un segno.
Per accertarsene, aveva afferrato il telaio della finestra
con le dita della mano destra.
La luce del giorno era diffusa e forte al contempo.
Non riusciva a distinguere nessun dettaglio.
E inoltre, regnava un silenzio assoluto,
come se le vie della città fossero
state sepolte da una pesante coltre di neve.
Infine capì:
sono soltanto una figura in un dipinto di Vermeer.

giovedì 4 ottobre 2012

Il tuffatore di Paestum

 

Tomba del Tuffatore, Lastra di copertura (dettaglio), V sec. a. C.
Paestum, Museo Nazionale

.

.

ROBERTO MUSSAPI

PAROLE DEL TUFFATORE DI PAESTUM

Io sono l’anima di tuo padre, il tuffatore:
ti ho seguito ogni giorno, ti sono accanto,
conosco come allora le tue zone d’ombra,
il linguaggio dei moti tracciato dalla tua faccia,
niente è cambiato da allora, in questo senso.
Questa è la prima cosa che ho scoperto,
la prima che volevo dirti: non cambia la percezione
dei tuoi attimi, come non cambiava
di notte, nel sonno, o per la distanza.
So che questo mio soffio (dal fondo dell’acqua, tra le attinie)
sarà per te come le mie parole un tempo:
che ti infondevano memoria e coraggio,
più del vino o di una donna che ti guarda.
La mia prima scoperta, la prima verità è che nulla
si spezza nel segreto dell’anima.
Il resto è confuso, è presto
per cercare di riferirti,
coralli, attinie, vite che si disegnano da un moto
d’acqua e si dileguano all’istante.
Non tutto è luce, trasparenza, silenzio,
cunicoli di buio, respiri compressi, poi voci
che inalano in me come se io parlassi.
Scivolo verso un fondo sempre più distante
E sento che una luce sommersa mi chiama da oriente:
non so dove finisca, per ora,
non so che cosa sia ma so che amore
la muove e ne determina il respiro.
Di questo viaggio parlerò più avanti,
quando esperito sarà conoscenza,
posso parlarti di quanto ho lasciato,
sopra la superficie azzurra delle acque,
tra le sabbie bianchissime, le palme,
l’ombra degli ulivi, il vino
che veniva versato dalle anfore:
ama la terra rosa nel tramonto,
immergiti nel mare per gioco, come un tritone,
gusta la frutta, il pane, bevi e mangia,
ascolta le risa delle ragazze,
cerca la loro bocca, ridi e dispèrati,
ringrazia ogni giorno il tuo paese lucente.
Io non sono tuo padre ma la sua anima,
non so quello che vivo ma ricordo,
la riva, la piscina, i colori che formano
lo strano disegno della vita mortale.
Vivi in quella ceramica smagliante e attendi
quanto saprò dirti più avanti, alla fine del viaggio.
Ma ora che dormi come quando in una culla
sembravi cercare i segreti del mondo,
ora che hai spalle più larghe e più radi i capelli,
ascolta le parole della mia anima
non so molto di lei, di me stessa,
(è presto, figlio, non conosco abbastanza,
ho appena iniziato, sto nuotando),
non pensare al mio corpo (è tardi,
perle, quelli che furono i miei occhi,
e le mie labbra contratte in corallo),
ma ho conoscenza del loro matrimonio,
di quando vivevano all’unisono nel mondo
e io, anima di tuo padre, il tuffatore
ti consegno solo questa esperita certezza
(dal fondo dell’abisso, nel brivido del tuffo):
che anche l’uomo può amare eternamente.

da La stoffa dell’ombra e delle cose, Mondadori, 2007